Galaverna e gelicidio…
Due fenomeni completamente diversi ma che spesso confondiamo…
E invece la terminologia è importante…
Eh, lo so, detto da me non è molto credibile…
Ma occorre distinguerne assolutamente non solo come si formano, ma anche gli effetti al suolo…
Che sono completamente diversi…
La galaverna si forma, in montagna, in una giornata come questa…
Immaginate correnti fredde e umide che dal catino padano si spingono verso la nostra catena appenninica…
Sono costrette a risalire il versante contro il quale impattano e salendo raffreddano ulteriormente…
Raffreddandosi ancora di più raggiungono il punto di condensazione e formano delle nubi addossate ai versanti e che avvolgono le vette dei nostri Appennini…
Ora immaginate che a quelle quote la temperatura sia sotto zero…
Come accaduto quest’oggi…
Le nubi sono formate da miliardi di micro goccioline di acqua sopraffusa…
Cosa significa sopraffusa?
Che restano allo stato liquido nonostante le temperatura al di sotto dello zero perché sono talmente piccole che la tensione superficiale di ogni singola gocciolina crea una sorta di protezione e non le fa ghiacciare…
Avete presente quando cade poca acqua sul tavolo e si scompone in tante piccole gocce tonde?
Perché restano tonde e non si spantegano sul tavolo?
Per la stessa ragione…
E’ la tensione superficiale che le fa mantenere quella forma sferica senza farla spiattellare sul piano orizzontale…
Quell’aria giunta sulla cima della montagna sposta le nubi contro gli oggetti presenti, i rami degli alberi, le ringhiere, le foglie e tutto ciò che trova…
L’urto di tutte quelle micro goccioline contro un ostacolo fa si che si spezzi quella tensione e congeli all’istante…
Formando un micro cristallo di ghiaccio, al quale se ne aggiunge un altro, un altro e un altro ancora…
L’effetto è quello di una nevicata senza che sia caduto un solo fiocco di neve…
Creando forme leggerissime e allungate nella direzione del vento…
Il gelicidio, fenomeno altrettanto spettacolare ma decisamente più pericoloso, si forma invece quando piove a temperature negative…
Com’è possibile che piova sotto zero?
Dopo un’irruzione di aria particolarmente fredda, l’aria gelida tende a depositarsi al suolo, all’interno del catino padano (che di fatto è una conca chiusa da tre lati dalle Alpi e dagli Appennini) e all’interno delle valli del nostro entroterra…
Può accadere che al passaggio di un fronte perturbato, il richiamo sciroccale in quota sia talmente forte e talmente caldo (più leggero) che sovrascorre l’aria fredda (più pesante) che si è depositata nei bassi strati riparati dalle montagne…
La precipitazione, d’inverno, che parte quasi sempre solida (neve) attraversa il flusso sciroccale caldo, fonde e diventa pioggia…
Pioggia che quando raggiunge il suolo, gli strati più bassi in cui resistono sacche di aria sotto lo zero, gela creando appunto il gelicidio o vetrone…
Che è ben altra cosa, sia in termini di consistenza che in termini di pericolo per la viabilità e le piante che riescono a sopportarne sino un certo peso, poi rischiano il collasso o la rottura dei rami…
Vi lascio con lo spettacolo della galaverna immortalato quest’oggi dal nostro solito Andrea…
Ma nella prima immagine, vi metto il confronto tra i due fenomeni…
E direi che rende, belin se rende…
Bonnuì