Vi spiego come ci fottono

Seguo la meteorologia da oltre 40 anni…

In maniera maniacale, attenta e puntuale…

Da quando, nel 2007, ho deciso di mettere in piazza le mie idee e i miei convincimenti, l’ho fatto solo ed esclusivamente per combattere un sistema troppo autoreferenziale…

E l’ho fatto non solo vestendo i panni del “leone da tastiera”, ma provando a cambiare il sistema con attività reali e con attacchi mirati…

Sia all’interno degli enti tecnici preposti…

Sia con la politica…

Utilizzando persino le aule di tribunale…

E chi mi conosce lo sa…

La mia è l’esperienza di un cane sciolto…

O come piace definirmi meglio, di un battitore libero…

Lungo il mio cammino mi hanno voltato le spalle persino i miei compagni di viaggio, spaventati dal mio percorso, dalle mie battaglie, dal mio furore…

Potrei scrivere un libro su come la meteorologia è stata trattata e in larga misura continua ad essere trattata in Liguria e più in generale nel nostro paese…

Ho frequentato e ho incontrato più volte enti come l’arpal, la fondazione cima, assessori di protezione civile a livello regionale e comunale, Genova compresa…

Ho le mie idee, non politiche, ma di cosa sia necessario per diventare realmente resilienti ad un cambiamento climatico ineluttabile che sta minando una società, un’economia, un’antropizzazione costruite su un modello climatico che era un’altra cosa…

Nel mio ignotur, dove parlo spesso di rischio idrogeologico, non credo che il sentimento prevalente delle migliaia di persone che vi hanno partecipato sia quello del terrore…

Bensì di una maggiore consapevolezza nell’avere e nel poter utilizzare strumenti, capacità e conoscenze in grado di non farsi cogliere impreparati…

In tanti anni di “battitore libero” credo di aver raggiunto quella capacità minima per saper selezionare le banche dati e imparare a leggerle…

E di saper riconoscere le condizioni meteo climatiche attuali e confrontarle con quelle di parecchi decenni fa…

Ma studiare il clima è cosa ancor più complicata della meteorologia stessa, per la semplice e non banale necessità di avere dati trentennali da poter confrontare…

Dati, non sensazioni, ricordi o titoli di giornali…

E così ci fottono…

E la cosa più triste, per me, è che quelli che vengono fottuti sono proprio quelli della mia generazione…

Quelli che dovrebbero accompagnare quelle nuove ad una presa di coscienza che il sistema socio-economico messo in piedi dal dopo guerra in poi scricchiola da tutte le parti…

Che rivedere le città, così come le abbiamo concepite durante il boom economico, dovrebbe essere la priorità assoluta…

Genova, città ossimoro per eccellenza…

Una città che in poco più di 40 anni ha perso 250.000 abitanti, una città in cui si vive peggio di 40 anni fa…

Con i rivi e i torrenti tombati e tombinati pronti ad esplodere, con le colline divorate negli anni 60 e sormontate da muri di contenimento pronti a sgretolarsi…

Alla disperata ricerca di nuove strade, nuovi parcheggi…

Diminuiscono le persone, aumentano le auto…

In numero e in dimensione…

Dovremmo avere una città più aperta, più ariosa, più verde…

Dovremmo abbattere, aprire, piantare alberi per avere ombra, dovremmo incentivare una mobilità alternativa per stare e vivere meglio e più a lungo…

Dovremmo combattere tutti insieme, magari anche con soluzioni diverse, ma con un obiettivo comune…

E invece basta un post con una pagina di un giornale del 1964 che questo viene rilanciato centinaia se non migliaia di volte, per farlo diventare virale e buttare nel cesso quella consapevolezza che dovremmo avere tutti per spingere nella direzione giusta…

E che forse neppure basterà…

Un titolo di giornale per farci credere che faceva caldo allora esattamente come fa caldo oggi…

E quindi mi sono preso la briga di andare a studiare cosa sia realmente accaduto in quel 1964…

Una delle serie storiche più complete l’ho trovata in una stazione meteorologica di Pistoia…

Ne ho scaricato i dati, li ho messi dentro un banalissimo foglio di calcolo e ho cominciato a contarli, a verificarli, a confrontarli…

Luglio 1964: media temp. min +17.08°C

Luglio 2023: media temp. min +19.15°C

Luglio 1964: media temp. max +30.56°C

Luglio 2023: media temp. max +33.14°C

Agosto 1964: media temp. min +15.93°C

Agosto 2023: media temp. min +18.09°C

Agosto 1964: media temp. max +29.60°C

Agosto 2023: media temp. max +32.73°C

Luglio e agosto 1964, superata per 31 volte la soglia dei 30°C

Luglio e agosto 2023, superata per 48 volte la soglia dei 30°C

Luglio e agosto 1964, superata per zero volte la soglia dei 40°C

Luglio e agosto 2023, superata per 2 volte la soglia dei 40°C

Ci stiamo facendo fottere la testa da coloro che si dimenano nei social, da una tastiera di un computer per dirci che ci stanno fottendo…

Mentre a fotterci sarà Madre Natura…

Mentre l’orchestra suona, suona e suona sino alla fine…

Citizen Science, si ma quando?

Io son quello che rompe da sempre i coglioni…

Ma la storia, signore e signori, è lunga e parte da lontano…

Era il 2010, quando, da vice presidente di limet mi feci portavoce di un progetto che aveva come obiettivo la confluenza in un unico portale di ogni strumentazione professionale e semi professionale installata sul nostro territorio…

Che fosse regionale, comunale o amatoriale non importava…

Ciò che doveva essere prioritario, era la possibilità di far confluire tutti i dati in una unica visione d’insieme…

Troppo variegato il nostro territorio…

Troppo circostanziati i temporali autorigeneranti…

Troppo larghe le maglie di ogni singola rete di monitoraggio…

Il rischio era quello di avere dati non coerenti con ciò che stava realmente accadendo…

Oltre ad avere una sorta di ridondanza in caso di malfunzionamento di una singola stazione o, addirittura, di un’intera rete…

All’epoca, parliamo oramai di 14 anni fa, stava nascendo la prima rete di monitoraggio del comune di Genova…

Mentre quella regionale non aveva quelle caratteristiche di “real time” che la frequenza e la potenza degli eventi attuali necessitava…

Contatti ufficiosi e informali si ebbero con l’ufficio di monitoraggio del comune di Genova…

E i primi contatti ufficiali con arpal, che ci invitò persino ad una visita guidata dei suoi uffici e della sua struttura…

C’era disponibilità…

Arrivò il tragico 2011…

Tra le due alluvioni, quella del 25 ottobre a levante e quella del 4 novembre a Genova, presentammo il progetto limet all’interno del campus universitario di Savona, in fondazione CIMA…

Già allora si cominciava a parlare di un progetto europeo chiamato Citizen Science, la scienza dei cittadini…

A me interessava raggiungere un solo unico obiettivo…

Avere dati in tempo reale di ogni singola stazione meteorologica installata sul nostro territorio e creare una piattaforma che potesse inglobare tutti i sistemi di rilevamento attivi…

Da quelli regionali, gestiti da arpal, a quelli comunali sino a comprendere quelli amatoriali o semi professionali della rete in tempo reale creata dagli appassionati e gestita da limet…

Da lì a pochi giorni, purtroppo, l’ennesimo dramma…

L’alluvione del 4 novembre…

Dove accadde qualcosa che nessuno sa…

La rete regionale andò in pappa…

La rete comunale, a causa delle numerose fulminazioni, non riuscì a monitorare l’intero evento…

La scalcinata rete limet, con una stazione amatoriale installata proprio a Quezzi riuscì a monitorare praticamente tutto l’evento…

Intervenne la magistratura…

Quella stazione venne sequestrata e portata all’università di idraulica di Genova Albaro…

Venne controllata la taratura…

I suoi dati, oltre 500 millimetri di pioggia registrati in quel tragico evento, validati e certificati…

Insomma, in barba a tutte le reti di monitoraggio ufficiali, la stazione dell’amico Andrea (l’ennesimo Andrea tra le mie più nobili amicizie) era l’unica che era riuscita a monitorare l’evento in tempo reale…

Voci di corridoio e fonti ufficiose interne alla sala di controllo mi confermarono che anche gli organi ufficiali, rimasti sostanzialmente al buio con le stazioni ufficiali, furono costretti a monitorare l’evento con quella che veniva considerata la rete di serie b…

Nei mesi successivi, anche grazie ad un comunicato violentissimo che scrissi di pancia, di cuore, di testa e di rabbia, ci fu un’accelerazione verso quel progetto di unificazione delle reti di monitoraggio…

Nel giugno del 2012, invitato da arpal al loro mega convegno che si tenne ai Magazzini del Cotone in Genova sedevo di fianco all’allora dirigente del centro funzionale ligure…

Convegno che partì con buoni propositi ma che finì malissimo…

Non compresero l’importanza di avere una comunicazione più efficace, meno cattedratica e più vicina alle esigenze e alla comprensione delle persone…

Non compresero l’importanza dell’avere dati in tempo reale, che la validazione dei dati era sufficiente farla in un secondo momento…

Non compresero la fondamentale importanza nell’avere una visione di insieme di tutti i dati disponibili nel nostro territorio per fare un monitoraggio attento e puntuale di ogni anfratto, di ogni singola valle, montagna, torrente e fiume…

Da lì in poi fu guerra totale…

Come se degli appassionati di meteorologia, che osservano, registrano dati in tempo reale, cercano di spiegarli alla gente e li mettono a loro disposizione fossero dei nemici da combattere…

Una guerra che si allarga persino in tribunale…

Teste di parte nel processo per l’alluvione del 2011, teste della procura per quella del 2014…

Eh già, l’alluvione del 2014…

Dove a rimetterci la pelle fu “solo” una persona ma solo perché il Bisagno, senza allerta e con un bollettino pomeridiano che indicava condizioni in miglioramento, esondò dopo le 23…

Perché se fosse esondato qualche ora prima, parole della polizia giudiziaria che mi convocò presso i loro uffici, sarebbe stata probabilmente una mattanza…

E il progetto di Citizen Science che fine ha fatto?

I milioni di euro messi a disposizione della comunità europea che fine hanno fatto?

Dopo oltre 12 anni esce un articolo nel sito della Fondazione Cima in cui ci spiegano che il 16 maggio del 2023 (con calma eh) è stato fatto un piccolo esperimento che prevedeva di utilizzare le stazioni “amatoriali” inserite nel progetto per monitorare le precipitazioni in corso…

Il risultato?

Queste le testuali parole del dott. Parodi (lo stesso che nel 2011 mi strinse la mano per propormi il progetto, lo stesso che in questi mesi telefona e scrive ai sindaci per boicottare l’ignotur):

“In questo modo, abbiamo potuto confrontare i dati provenienti da questa attività di citizen science con quelli della rete ufficiale: l’accordo tra i due è risultato decisamente buono. Insomma, anche la rete di citizen science può dirsi affidabile del monitoraggio di questi eventi.”

Interessante vero?

Ma il Parodi va oltre…

Prova ad utilizzare i dati non ufficiali all’interno di un modello previsionale per poterne valutare l’affidabilità…

Il risultato?

“Anche in questo caso, il risultato della corsa modellistica, che forniva le previsioni a 24 ore, era in linea con quanto si ottiene con i dati della rete ufficiale. Una riprova che i dati di citizen science sono di valore, sia nel monitoraggio sia nella modellazione atmosferica.”

Insomma, cari amici, dopo una dozzina di anni di inutili battaglie, l’anno scorso, finalmente, abbiamo avuto ampia dimostrazione che tutti insieme e con la partecipazione dei cittadini, si possono fare grandi cose…

Che i soldi che finiscono anche dentro quel Campus Universitario e quella Fondazione possono regalarci un futuro migliore…

Ed è un vero peccato che ad oggi, purtroppo, non vi è traccia di qualcosa di veramente concreto…

Anzi, da fuori, da ignorante quale io sono, vedo strade tracciate in direzioni opposte…

Vedo una rete regionale che non solo non cresce in termini di quantità ma che decresce in termini di qualità…

Ricordate la comica dei dati idrometrici sul Varenna di qualche settimana fa?

Vedo la rete comunale di Genova sostanzialmente non visibile agli utenti se non tramite un ridicolo e quasi inutile pdf…

Vedo la rete limet che continua a crescere ma da sola…

Vedo reti di osservazione e di monitoraggio di comuni costretti a farsi la loro perché non sufficientemente coperti da quella ufficiale regionale, non sempre accessibili agli utenti e quando lo sono, su ulteriori piattaforme diversificate…

Insomma, abbiamo a disposizione una miriade di dati, milioni di persone che ancora non sanno leggerli e soprattutto non sanno dove leggerli…

Un esempio su tutti?

Ricordate il temporale del 7 luglio scorso?

La rete del comune di Genova era off line…

Ma nessuno di voi lo sapeva perché fondamentalmente non sapete neppure che esiste e dove andare a leggere quei dati…

La rete di arpal non ha stazioni di rilevamento così fitte da poter registrare puntualmente quel temporale…

La rete limet, invece, fortunatamente, ha proprio un paio di stazioni meteo nel punto critico di massima precipitazione…

Scrivo una mail all’ufficio di monitoraggio del comune di Genova chiedendo i dati delle loro centraline…

L’obiettivo è proprio quello di mettere insieme tutti i dati per comprendere l’evento e se ci fosse stata la possibilità mediante una rete comune, di fare un monitoraggio puntuale e preciso di quell’evento…

Un evento che portò ad un innalzamento improvviso del Varenna e del Polcevera…

Ci siamo fermati a 150 millimetri…

E se fossero stati 300?

Con la rete regionale senza pluviometri in quella zona e quella comunale spenta?

Ci avrebbero pensato nuovamente quelle amatoriali come nel 2011 a registrare la piena del Varenna e del Polcevera come per il Fereggiano 13 anni fa?

Per completezza vi posto tre scrin sciot (come piace chiamarli a me)…

Il messaggio di monitoraggio di arpal, tragicomico visto che ha utilizzato due centraline marginali all’evento…

I dati pluviometrici della rete limet, verosimilmente i più attendibili e coerenti rispetto a quanto realmente accaduto…

I dati delle centraline del comune di Genova, che mi sono stati gentilmente inviati il 16 luglio e che mettono in luce la particolare ristrettezza territoriale di quel temporale (notare gli zero millimetri a Pegli) e la necessità di avere dati uniformi e accessibili a tutti facilmente in un’unica piattaforma…

Quando lo faranno ricordatevi di igno…

E di questo post…

Io vi aspetto il 24 sera a Bergeggi e il 20 settembre ai Giardini Luzzati…

Sono tornato ❤️

La meteorologia, l’autoprotezione attiva, il monitoraggio e la sorveglianza idrogeologica secondo Giulia, 16 anni

Il convegno a cui ho partecipato a Tortona quest’anno non era un evento fine a se stesso, ma aveva il nobile obiettivo di coinvolgere ragazze e ragazzi alla partecipazione attiva…

Come scenario il meraviglioso teatro civico di Tortona…

Diciotto i relatori, tra cui un ignorante… 😁

Gli studenti avevano il compito di “adottare” un relatore e costruire, con il suo aiuto un progetto…

In palio per i tre progetti più votati, tre borse di studio e la possibilità di partecipare al prossimo convegno…

Giulia, 16 anni, ha scelto igno…

Ha fatto un lavoro straordinario…

E non si è fatta sfuggire l’occasione di partecipare alla tappa piemontese dell’ignotur che si è svolta a Gavi qualche tempo fa…

Ne è uscito fuori un progetto puntellato in dieci capitoli, sviluppato in oltre 50 pagine di accurato lavoro e di passione per un argomento che le stava a cuore, perché vissuto direttamente, sulla propria pelle e quella della sua famiglia…

Malinconico benessere…

Oggi siamo scappati in mezzo ai nostri boschi…

Ne sentivamo veramente la necessità…

Da sempre considero questo periodo il migliore per camminare nel cuore, nel verde, nel silenzio e nei profumi della macchia mediterranea…

Camminare, e chiacchierare, chiacchierare e camminare, tra pause di silenzio ristoratrici…

L’osservazione della natura dal suo ventre, e di una città, vista dall’alto, ti regalano momenti di confronto su argomenti che sembrano lontani dalla “freneticità” quotidiana…

Persino il tono della voce si fa più basso, così, in maniera quasi automatica, quasi non si volesse perdere ogni singolo fruscio del vento tra gli arbusti o quasi non si volesse disturbarla quella natura quasi incontaminata…

Senza piloni, senza fantomatiche seggiovie, ovovie, funivie, cabinovie a danzare sulla testa di quartieri già ampiamente e miracolosamente addossati a colline espropriate della loro naturale e superba bellezza…

Camminare e godere, godere e camminare…

Incontrare gente, qualcuno ti riconosce, ma con tutti ci si saluta…

Magari con la stessa gente, le stesse persone che domani, imbottigliati in qualche via della città, ci si manda allegramente a quel paese…

Come se lassù, appena sopra la città, ci si senta finalmente parte del tutto, parte di quel meraviglioso sistema integrato di Madre Natura attraverso il quale terra, acqua, cielo ed esseri viventi interagiscono tra di loro…

A guardarla da lassù, quella porzione di città, a guardarlo da lassù quel Bisagno stretto e costretto tra le case, forse ci si sente anche un po’ in colpa di come, nel tempo, si abbia pensato male e agito peggio…

E camminare tra quei sentieri, salutare tutti senza conoscere nessuno, ho come l’impressione, ma è solo un’impressione, che diventi quasi un modo inconscio di espiare le nostre colpe…

Quelle passate, quelle quotidiane e forse anche quelle future…

Perché poi si torna in città, e già lo sappiamo che il pil, per crescere, vuole cemento e non alberi, vuole infrastrutture sempre più grandi e non spazi recuperati alla natura, vuole città più efficienti e campagne che richiederebbero investimenti immediati per ritorni futuri non convertibili in consensi numericamente interessanti e immediati…

Sarà retorica, sarà banale, sarà così per me e non per tutti…

Ma ogni volta, lassù, e neppure troppo lontano dalla mia città, la sensazione è quasi sempre la stessa, di malinconico benessere…

Bonnuì…

Si possono prevedere le scie di condensazione?

L’aria è un contenitore di vapore acqueo…

Ma non è un contenitore infinito…

A temperature diverse può contenere quantità diverse di vapore…

Se è più calda ne può contenere di più…

A 30 gradi può contenere sino a 30.4 grammi per metro cubo di vapore acqueo…

Se è più fredda ne può contenere di meno…

A zero gradi può contenerne solo 4.8 grammi per metro cubo…

La cosa importante è non confondere il vapore acqueo che è un gas (invisibile, incolore e inodore) con le nuvole, che sono entità allo stato liquido formate da micro goccioline d’acqua…

Perché ieri vi ho postato la tavolozza della previsione dell’umidità a circa 9mila metri?

Per farvi vedere che a quella quota, nel corso della giornata, sarebbe arrivata una massa d’aria satura, ovvero con il massimo del vapore acqueo che può contenere…

E quant’è il suo massimo?

Beh, ovviamente dipende dalla temperatura (in realtà anche dalla pressione, ma noi, per semplificare, ci limitiamo a prendere in esame solo la temperatura)…

Il pallone sonda lanciato questa notte a Cuneo ha misurato una temperatura di -44.1 a circa 9200 metri di quota…

Quell’aria non può certo contenere gli oltre 30 grammi per metro cubo che può contenere quando raggiunge i 30 gradi positivi…

E neppure i 4.8 grammi per metro cubo che può contenere a zero gradi…

A quella temperatura il massimo del vapore acqueo che può contenere quella massa d’aria è nell’ordine dello zerovirgolaqualcosa per metro cubo…

Davvero poca cosa…

Ed è facile intuire, anzi lo era sin da ieri, che oggi sarebbe stato molto facile poter osservare le scie degli aerei che insieme alla combustione rilasciano grandi quantità di vapore acqueo…

Vapore acqueo che, rilasciato all’interno di una massa d’aria satura e che può contenere pochissime quantità di vapore acqueo al suo interno, non può far altro che condensare e trasformarsi immediatamente in micro goccioline d’acqua o, come in questo caso, a causa della temperatura molto bassa, in micro cristalli di ghiaccio…

La loro persistenza dipende semplicemente dal vento in quota e da quanto viene in un certo senso “diluito” quel vapore acqueo in atmosfera…

Vi lascio tre immagini…

1) la previsione di ieri sera dell’umidità a 9mila metri che avremmo avuto oggi…

2) il radiosondaggio di questa notte a Cuneo che evidenzia una temperatura di -44°C, un’umidità già abbastanza elevata del 71% e una quantità di vapore acqueo per metro cubo di appena 0.18 grammi…

3) la foto appena scattata sopra la mia testa…

Seconda tappa finalese in tre mesi…

Ogni tappa dell’ignotur è un piccolo grande successo…

Per mille motivi…

Ed essere tornato a Finale Ligure dopo soli tre mesi e avere una sala ancora più gremita del primo di dicembre mi ha reso strafelice…

Trovare ancora così tante persone che abbiano voglia di imparare qualcosa, o anche solo qualcuno dei mille segreti di Madre Natura mi rende orgoglioso del mio piccolo progetto centrato prevalentemente sulla condivisione e sulla divulgazione di argomenti che dovrebbero essere alla base della nostra formazione scolastica…

E fra le tante cose che ci raccontiamo, ci si riesce anche a divertire…

Venerdì sera ho provato a trasformare la tappa dell’ignotur finalese in una sorta di laboratorio ignorantissimo…

Non sono riuscito a fare tutto ciò che volevo (il tempo è sempre dannatamente tiranno) ma abbiamo visto come funziona dal vivo una vera stazione meteorologica…

Abbiamo simulato la pioggia, abbiamo simulato una precipitazione a carattere alluvionale e infine abbiamo fatto, in diretta, l’esperimento dei due bicchieri, simulando l’inversione termica sovrapponendo l’acqua calda sopra quella fredda…

E le oltre cento meteobeline presenti, vecchie e nuove, sono rimaste lì, sino a quasi mezzanotte, a fare domande e ricevere risposte…

Bello, bello bello…

D’uopo il ringraziamento al Consorzio Condifesa che ha voluto fortissimamente che si potesse organizzare questa seconda tappa finalese…

Pazzesca e perfetta l’organizzazione di tutto lo staff del Dancing Boncardo, dall’aperitivigno, all’ospitalità, a tutta la parte tecnica di cui ho avuto bisogno…

Tirar via dal divano di casa, ogni volta, così tante persone credo sia il successo più grande…

E resto convinto che se i social ti mettono in contatto con il pubblico, le due o tre ore passate insieme a raccontare di Madre Natura siano il perfetto coronamento di tanta condivisione virtuale…

Grazie di cuore a tutti… 🥰

Toglietemi tutto, ma non la mia Dama…

Una previsione non semplice…

Un viaggio incredibile…

Un’esperienza pazzesca…

Con Andrea abbiamo vissuto, in diretta, il cambio della guardia…

Partiti con scirocco impostato sul settore centro orientale, il valore termico di partenza, a Genova Voltri registrava un inequivocabile +10 che gettava Andrea nello sconforto più totale…

Gian, ma avevi detto una cinquantina di centimetri, com’è possibile se piove in questo modo con queste temperature…

Andre, stai tranquillo, tu e il tuo pandino portami dove ti dico io…

Saliamo verso il Faiallo…

La legge di Madre Natura è implacabile…

Perdiamo 0.6 gradi ogni 100 metri di quota…

Impossibile trovare una temperatura negativa al passo…

Mentre saliamo la pioggia si fa sempre più insistente…

Lo scenario che attraversiamo è quello dai colori e dai connotati quasi autunnali…

E ci accorgiamo di quanto i terreni siano saturi…

L’acqua ruscella praticamente ovunque…

Fiumi che scendono giù dai versanti sin verso i mille metri del Faiallo…

Qui, raggiunto il passo, con una temperatura ancora abbondantemente positiva, si cominciano ad intravedere i primi fiocchi in mezzo alla pioggia…

Un po’ di poltiglia per strada…

Poco bianco ai bordi…

Lo scirocco è ancora troppo invadente…

Scendiamo verso Urbe, passando per Vara superiore e Vara inferiore…

Piove a dirotto…

Dai versanti i rivi laterali sputano acqua per strada come se piovesse da una settimana…

Tutt’attorno è giallo autunno…

Neppure tracce di vecchi nevicate…

In fondo al bivio per Urbe ci fermiamo ad osservare la diga dell’antenna, che tracima come fosse un fiume in piena…

Sarà certamente capitato altre volte…

A me non era mai capitato, men che meno nel mese di febbraio…

Saliamo verso il Beigua…

Siamo sul versante padano…

Ma qualcosa sta cominciando a cambiare…

Piove, ma i primi fiocchi misti ad acqua li incontriamo intorno ai 700 metri di quota…

Saliamo e il nostro meteotracker portatile non mente…

La temperatura scende progressivamente…

E mentre lei scende, la Dama si fa sempre più strada tra la pioggia…

Sino a cominciare ad imbiancare tutto…

Strada compresa…

Al Rifugio di Pratorotondo lo spettacolo è commovente…

La fioccata esattamente come speravamo di incontrarla…

Si punta la vetta del Beigua…

Lì, a quasi 1300 metri di quota, la temperatura è bassa sin dalla mattina presto, e il manto nevoso comincia ad essere generoso…

Una decina i centimetri al suolo…

Fitta la nevicata in corso…

Quando risaliamo in auto, si consulta la condizione termica in zona…

C’è il cambio di rotta auspicato…

Travaso padano entrato prepotente dal passo del Faiallo…

E non solo…

Lo abbiamo lasciato un’ora prima con un valore di quasi due gradi positivo, lo ritroveremo con un valore negativo…

Ripartiamo…

Ma non siamo più solo io e Andrea col suo mitico pandino…

Di pandino si aggiunge anche quello di Ennio, meteobelina di Rossiglione, che col suo 4×4 ci raggiunge e ci segue nel viaggio di ritorno verso Genova…

Mentre scendiamo nuovamente verso Urbe ci accorgiamo del crollo verticale della QD che oramai aveva guadagnato tutta la vallata…

Insomma, fiocca, anzi saffiocca con entusiasmo sino ai 600 metri scarsi di Urbe…

Riprendiamo la strada verso il Faiallo…

Ma dopo meno di due ore, forse un’ora e mezza, non di più, lo scenario è completamente ribaltato…

La nevicata si fa fitta, con fiocchi di medie dimensione e l’accumulo al suolo comincia ad essere importante…

A Vara superiore ci mettiamo in coda allo spartineve…

Ma il tratto finale, verso il rifugio La Nuvola sul Mare, è qualcosa di commovente…

Trenta centimetri di neve intonsa caduti in un paio d’ore…

Descrivere quel paesaggio è difficile…

Bisogna viverlo…

E dopo un tentativo maldestro e mezzo riuscito di diretta con gli amici di GoodMorning Genova a causa di una connessione a dir poco schifosa, cominciamo la discesa verso Genova…

Ripercorrendo quella strada percorsa qualche ora prima sotto una fitta pioggia, con temperature ampiamente positive e il colore giallo ad accompagnarci sino in quota…

Il rientro ha tutto un altro sapore…

L’accumulo sulla strada è di quelli importanti…

Si scende col 4×4 rigorosamente inserito…

L’accumulo al suolo, anche se via via sempre più esiguo, ci accompagna addirittura sino al Turchino…

E i fiocchi di neve quasi al Fado, a circa 300 metri sul livello del mare…

Lo scirocco un lontano ricordo…

Sua Maestà il travaso che pompa aria fredda come l’avevamo disegnata…

Arrivato in fondo, tappa al panificio, due slerfe di focaccia ampiamente guadagnate e felici come bambini sotto l’albero di Natale…

Toglietemi tutto, ma non la mia Dama… ❤️

Qualunquigno

Dalla posta del cuore…

Caldissima anche lei in questi giorni…

Ci scrive Stefano:

“Ho letto un articolo ieri sera..di un fisico..plurilaureato con tanto di tesi e libri da lui fatti..che questi cambiamenti sono solo dovuti per il 5% da noi e il restante 95% dal sole… Igno!!che ne pensi tu?”

Carissimo Stefano, mi dai l’occasione per rispondere a tanti…

Il mondo è letteralmente diviso in due…

Non c’è post, non c’è trasmissione televisiva, non c’è dibattito in cui non siano schierati da una parte quelli che sbandierano il cambiamento climatico antropicamente indotto, dall’altra quelli che lo negano o che lo derubricano a oscillazione climatica naturale…

E i toni sono sempre accesi…

Ci si insulta allegramente, come quasi per ogni argomento che tende a dividere l’opinione pubblica…

Ci si insulta per le ciclabili, per le rinnovabili, per le automobili elettriche, per i cinghiali, per il lupi e ovviamente anche per il cambiamento climatico…

A me interessa relativamente…

Da appassionato di meteorologia, come ogni appassionato, sono prima di tutto un osservatore quotidiano del tempo…

E non da ieri, ma da circa quarant’anni…

Un periodo sufficientemente lungo che mi permette di potermi schierare con la prevalenza della comunità scientifica…

Ma non per questo mi ergo a climatologo esperto, che è ben diverso dalla figura del meteorologo, per giunta ignorante quale sono, sebbene le due materie camminino spesso a braccetto…

Non sono qui per dimostrare nulla e per convincere nessuno…

Il tempo piace raccontarlo…

Mi piace cercare di capire le sue dinamiche…

Mi piace sapere perché avvengono i fenomeni atmosferici, come si formano, quali leggi e quali regole si celando dietro ad ogni singolo evento meteorologico…

Trovo molto più interessante ed eccitante sapere perché in una normale giornata di pieno inverno si possono registrare 20 gradi a mille metri di quota e contemporaneamente -2 in fondo alla valle…

Trovo molto più interessante ed eccitante conoscere ogni singolo microclima della nostra terra per potermi guardare attorno e capire i motivi di ciò che accade…

Trovo molto più interessante e utile poter conoscere le dinamiche che concorrono, ad esempio, a creare potenziali situazioni di pericolo…

E trovo certamente più interessante e altrettanto utile comprendere come certe trappole mortali continuiamo a costruircele da soli…

E tutto questo va al di là dell’accettazione o meno del cambiamento climatico…

Che sia antropico, che sia naturale, al di là della mia opinione personale, io lavoro su un altro piano…

Cultura, divulgazione, autoprotezione attiva…

Ai Vigili del Fuoco, martedì scorso, non interessava il clima o cosa io pensassi del cambiamento climatico…

I Vigili del Fuoco mi hanno chiamato per conoscere in che modo e quali strumenti possono usare per poter intervenire per tempo…

E non a disastro compiuto…

Dimostrando, se mai ce ne fosse bisogno, che al di là del loro lavoro e del loro compito, che molto spesso include il soccorso a cose e persone, hanno una grandissima sensibilità e soprattutto la volontà di poter avere strumenti per farli agire tempestivamente…

Per il nostro bene, non per il loro…

Ecco, il mio lavoro va proprio in questa direzione…

Ripeto, al di là della mia esperienza personale e delle mie convinzioni…

Che poi il tutto si voglia e si abbia la pretesa di semplificare scrivendo un commento tipo “ah beh, è foehn, c’è sempre stato” oppure “le alluvioni le ha sempre fatte” è tutto un altro discorso…

E non sarò certo io a mettermi a convincere ognuno di voi delle mie convinzioni o della mia esperienza personale…

Anche perché probabilmente il 90% (e mi tengo basso) delle persone non sa neppure quali siano le dinamiche che portano ad avere certe situazioni…

Non sappiamo come si misura la pioggia, cosa sia un pluviometro, cosa sia un idrometro, cosa siano i tempi di corrivazione, come si forma una piena, come si forma il vento, come nascono le alte e le basse pressioni…

Siamo convinti che l’aria umida sia più pesante di quella secca, non sappiamo cosa sia l’effetto serra, come si scalda l’atmosfera, come si forma la pioggia, cosa sia realmente la grandine…

Non conosciamo la differenza tra umidità relativa e umidità assoluta, perché una gocciolina d’acqua può restare allo stato liquido anche con temperature ampiamente sotto zero, come si forma un temporale e come il territorio e l’antropizzazione dello stesso incida sulle condizioni climatiche di una zona o sugli eventi potenzialmente dannosi e pericolosi…

Didatticamente siamo da terzo mondo, e non è neppure colpa nostra…

Figuriamoci a fare dissertazioni sul clima del pianeta Terra, che è materia tutt’ora in parte inesplorata e dalla quale mi tengo a distanza di sicurezza…

Mi resta solo il dubbio se la strada intrapresa sia esattamente quella corretta…

Che sia giusto continuare a bruciare carbone e petrolio, che si continui a tagliare alberi e foreste, a cementificare e costruire laddove Madre Natura ci ha già dimostrato che non ne avrebbe bisogno…

E mentre postiamo l’ennesima foto delle scie di condensazione degli aerei respiriamo la merda che ci autoproduciamo e moriamo di cancro a trent’anni, come mio fratello…

Non lo so con quale scenario i nostri figli si troveranno a doversi confrontare…

Siamo 8 miliardi e si continua a crescere e si continua a maltrattare la terra che ci ospita…

Vogliamo chiudere porti, ergere muri perché pretendiamo che chi è nato in zone climaticamente avverse ci dovrebbe anche morire…

Eh, ma il clima è sempre cambiato…

Nel medioevo mica c’erano i ghiacciai e tu non lo sai che Annibale ha attraversato le Alpi in costume e infradito…

E chissà come si stava bene in Africa, aggiungo io…

Si stava meglio quando si stava peggio…

E ma allora torniamo alle carrozze…

E via così, all’infinito, sino a sfancularci l’un l’altro…

Forse, ma dico forse, nel dubbio, di come la trattiamo questa benedetta Terra e di come stia cambiando il clima, un pochino bisognerebbe preoccuparsene…

O forse no…

Andiamo tutti troppo di fretta, di corsa…

Eppure, cazzo, ci avevano detto che l’automobile ci avrebbe migliorato la vita, che i computer ridotto i tempi di lavoro, che con i telefonini avremmo avuto tutto lì, a portata di mano…

Che detta così, chissà quanto tempo libero ci resta ad ognuno di noi ogni giorno, con tutte queste cose che ci hanno semplificato e ridotto i tempi…

E invece…

E invece abbiamo bisogno di altre strade, perché quelle che abbiamo non bastano più, di altre infrastrutture, di nuove gallerie, di nuovi ponti, di mezzi di trasporto sempre più grandi…

E lasciamo deteriorare tutto il resto…

Non ci passano le macchine e volete farci passare anche le bici…

Ecco, voi del no dite sempre di no…

E così via, sino a scannarci sistematicamente su ogni cosa…

Forse l’uomo riuscirà nell’impresa di autodistruggersi prima che lo faccia Madre Natura…

E nessuno scoprirà mai nella tasca di chi si celasse la verità…

Nel frattempo ci si vede oggi, a Rapallo…

A parlare semplicemente di rischio idrogeologico, di autoprotezione attiva, e di come, per esempio, un temporale autorigenerante, il 23 ottobre scorso, ha rischiato di mettere in ginocchio Recco, Camogli e Rapallo…

E vi prego, continuiamo a raccontarci il tempo…

Che in fondo è la cosa che mi viene meglio…

E non ne abbiatene a male, se ogni tanto mi lamento anch’io…

In fondo, la passione, il mio amore viscerale per questa scienza nasce proprio da quella magia chiamata neve, quella che incanta, quella che ti appiccica alla finestra, quella che ci costringe a fermarci dalle nostre corse quotidiane, quella che per un giorno, un paio di volte all’anno, ci faceva tornare un po’ bambini…

Sipario… 😁

#qualunquigno

Maaaa…da cosa si deduce che sarà un’ aurora strepitosa?

Dalla ignoposta del cuore…

Ci scrive Ornella:

“Maaaa…da cosa si deduce che sarà un’ aurora strepitosa? Spiegone per una super igno , mi raccomando”

Cara Ornella, l’immagine del radar, di questa mattina, evidenziava una nuvolosità prevalentemente a quote più elevate rispetto alla più classica Santissima che solitamente si forma tra i 500 e i 1500 metri di quota…

Lo si deduceva dal fatto che lo scorrimento della stessa avveniva sopra l’arco alpino, quindi ben oltre i 3mila metri di quota…

Contemporaneamente, a levante, dove notoriamente si aspetta il sorgere del sole, il radar mostrava un’apertura generosa che avrebbe permesso ai primi raggi solari di illuminare dal basso la base di quelle nubi…

Perché avviene la mattina o la sera?

Perché in quei momenti i raggi del sole attraversano una porzione di atmosfera molto più ampia e la gamma di raggi solari visibili risulta quella ad onda più lunga, compresa fra il giallo e il rosso…

Mentre la gamma ad onda più corta (quella compresa fra il verde e il blu) viene dispersa prima di raggiungere gli occhi dell’osservatore in quanto colpisce più ostacoli, che altro non sono che le stesse molecole dell’atmosfera e tutte le particelle disperse in essa…

E’ come camminare lungo una strada disseminata di ostacoli…

A passi lunghi ne colpisci un numero minore…

A passi brevi ne colpisci ovviamente un numero maggiore…

La stessa cosa vale per la luce dei raggi solari…

Ogni colore ha un onda di propagazione diversa…

Questa è l’aurora di Laura, from Castelnuovo Magra… 😍

Non male 🥰

In mezzo ai ragazzi immigrati

Pronti via e si parte…

Sono le sette del mattino, temo di essere in ritardo, ma il navigatore mi rincuora…

Due ore e venti minuti, e mi fissa l’orario di arrivo alle 9.20…

Ben 40 minuti prima dell’inizio della lezione…

Attraverso più di mezzo catino padano…

Fa freddo ma non freddissimo…

Il cielo è grigio e mi accompagna sino a Milano…

La temperatura oscilla fra 4 e 5 gradi…

La coperta stesa non ha permesso un buon irraggiamento notturno, che avverrà nei prossimi giorni, e quindi niente gelate lungo il tragitto…

Arrivo a destino puntuale…

Ci sono già i docenti, che sono di supporto ai ragazzi…

Ne aspetto 22…

L’età è variabile, così come la provenienza…

Ma sono tutti fuggiti dalla loro terra…

E sono qui, senza genitori, lasciati nella patria natia…

Quasi tutti minorenni, qualcuno in Italia da pochi mesi, altri da un paio d’anni, pochissimi, nel frattempo, sono diventati maggiorenni…

Egitto, Tunisia, Gambia, Turchia/Kurdistan, Pakistan, Bangladesh i paesi di provenienza…

Si tratta di un corso integrativo…

Stanno tutti studiando per superare l’esame di terza media a fine anno…

Sono curiosi…

Anche perché forse non hanno capito sino in fondo di cosa parlerò loro stamattina…

Rompo il ghiaccio…

Anche se non è semplice…

L’ostacolo della lingua è altissimo e per ogni parola devo trovare sempre almeno un paio di sinonimi…

“Avete un sogno? Avete un sogno da realizzare?”

Rimangono quasi spiazzati…

Ma qualcuno risponde…

“Vorrei aprire una ditta di import/export in tutto il mondo”

E cerca di spiegare, come può, qual è il suo sogno…

Poi un altro…

“Una vita migliore”…

E quasi spiazza me…

E allora comincio…

Chiedo a ognuno di loro la loro provenienza…

Gli faccio usare il mio pc…

Provo a stupirli con la cosa più semplice…

Utilizzo l’app Meteo&Radar e gli faccio cercare il loro luogo di origine, commentando il tempo che fa, la temperatura e piano piano scopriamo i segreti di quel clima così avverso che ha in parte contribuito alla loro migrazione…

Rimangono increduli…

Potevano vedere in tempo reale che tempo c’era nel loro paese di origine…

Non fa freddo a Milano, ma loro ne hanno…

Non tutti si sono ancora acclimatati…

Cominciano a incuriosirsi…

Affrontiamo l’argomento clima…

Le varie fasce climatiche e come queste stanno cambiando…

Mi rendo conto che loro ci sono, sono dentro il pezzo…

Cercano e vogliono provare a capirci qualcosa…

Molti di loro portano dentro cicatrici di un viaggio che forse vorrebbero raccontare ma non sempre ne hanno la forza…

Come fosse qualcosa di cui volessero liberarsi, ma gli sembra che a parlarne faccia ancora male…

Ma parlando di clima e di deserto del Sahara qualcosa, quasi involontariamente, esce fuori…

“Io l’ho attraversato quel deserto…” all’improvviso dice uno di loro…

“Ah sì, e quanto hai camminato?”

“Quattro, forse sei giorni, ma la notte faceva freddissimo e non me lo spiegavo…”

E parte subito il pippotto sulla dispersione di calore notturna…

Per me un rigore a porta vuota…

Per lui, e per altri, un modo per parlare indirettamente di un evento che lo aveva messo a dura prova…

Chi il deserto, chi la rotta balcanica per oltre un mese di camminamento verso una vita migliore…

Poi, in qualche modo, finiamo a parlare del Mar Mediterraneo…

“Lo conoscete ragazzi, chi sa dov’è il Mar Mediterraneo?”

“io l’ho attraversato…” risponde il più vicino a me, come si sentisse quasi rincuorato e sputasse fuori quella mal celata necessità di raccontare qualcosa…

Facciamo una pausa…

Dieci minuti…

Io sono ancora emozionato…

Loro mi sembrano quasi sorpresi dall’essere e dall’essersi interessati…

Quasi fossero stupiti di loro stessi…

Riprendiamo il discorso…

Cerco di metterli a loro agio…

Torniamo sul satellite, giusto per cercare ancora qualche luogo di provenienza…

Chiamo uno dei ragazzi che non avevo ancora chiamato…

Arriva dall’Egitto…

La geografia non è proprio il suo forte…

Sul pc, anche ad Africa ingrandita e messa in primo piano fatica a trovare la sua terra…

Lo aiuto…

Non abita troppo lontano dal Nilo…

Insieme osserviamo che non c’è neppure una nuvola…

Le uniche, presenti, disegnano pedissequamente la linea del fiume mitico e storico di quella terra…

Un altro rigore a porta vuota per me…

Ne approfitto per spiegare loro come i terreni, i fiumi, i laghi, i mari e la vegetazione possono influire sui vari microclimi del Pianeta…

E di come noi trattiamo la Terra…

Insieme ripercorriamo la storia del Nilo…

E cominciamo a fare i confronti…

Il Nilo, che con le sue piene viene utilizzato come fertilizzante…

Il Seveso, a Milano, chiuso, costretto fra argini e tombinato…

Lo hanno visto nel 2023 esondare…

Eccome se lo hanno visto…

“Perché il Seveso è esondato?” chiedo loro…

Ma non capiscono la domanda…

Glielo devo simulare a gesti…

Capiscono…

E qualcuno di loro risponde…

“Ci hanno costruito sopra la città…”

E avanti così, sino a parlare di effetto serra, di come la nostra atmosfera debba essere preservata perché non solo ci da ossigeno, ma ci consente di vivere ad una temperatura accettabile…

S’è fatta una certa…

Due ore e mezza volate via…

Ho stretto la mano a ognuno di loro…

Erano felici, quasi increduli di aver potuto parlare e osservare le loro terre da un punto di vista che probabilmente non avevano mai fatto…

Mi si avvicina un docente…

“Non so come tu abbia fatto, ma non solo li hai tenuti inchiodati lì per due ore e mezza, ma hanno già pronte le domande da farti la settimana prossima…”

E ognuno di loro riceverà un’ignoAGENDA, e uno dei compiti dell’esame sarà proprio quello di “giocare” con i grafici e le temperature…

Chissà se scaricando la loro nuova app che hanno scoperto stamattina, ci scriveranno quella di Milano, quella del loro paese o entrambe, per confrontarle…

Che meravigliosa esperienza lavorativa, professionale ed emotivamente unica…

E un grazie di cuore all’associazione #SHEBSHEB che mi ha voluto fortissimamente a casa loro…

Ci vediamo mercoledì prossimo…

🥰