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Citizen Science, si ma quando?

Io son quello che rompe da sempre i coglioni…

Ma la storia, signore e signori, è lunga e parte da lontano…

Era il 2010, quando, da vice presidente di limet mi feci portavoce di un progetto che aveva come obiettivo la confluenza in un unico portale di ogni strumentazione professionale e semi professionale installata sul nostro territorio…

Che fosse regionale, comunale o amatoriale non importava…

Ciò che doveva essere prioritario, era la possibilità di far confluire tutti i dati in una unica visione d’insieme…

Troppo variegato il nostro territorio…

Troppo circostanziati i temporali autorigeneranti…

Troppo larghe le maglie di ogni singola rete di monitoraggio…

Il rischio era quello di avere dati non coerenti con ciò che stava realmente accadendo…

Oltre ad avere una sorta di ridondanza in caso di malfunzionamento di una singola stazione o, addirittura, di un’intera rete…

All’epoca, parliamo oramai di 14 anni fa, stava nascendo la prima rete di monitoraggio del comune di Genova…

Mentre quella regionale non aveva quelle caratteristiche di “real time” che la frequenza e la potenza degli eventi attuali necessitava…

Contatti ufficiosi e informali si ebbero con l’ufficio di monitoraggio del comune di Genova…

E i primi contatti ufficiali con arpal, che ci invitò persino ad una visita guidata dei suoi uffici e della sua struttura…

C’era disponibilità…

Arrivò il tragico 2011…

Tra le due alluvioni, quella del 25 ottobre a levante e quella del 4 novembre a Genova, presentammo il progetto limet all’interno del campus universitario di Savona, in fondazione CIMA…

Già allora si cominciava a parlare di un progetto europeo chiamato Citizen Science, la scienza dei cittadini…

A me interessava raggiungere un solo unico obiettivo…

Avere dati in tempo reale di ogni singola stazione meteorologica installata sul nostro territorio e creare una piattaforma che potesse inglobare tutti i sistemi di rilevamento attivi…

Da quelli regionali, gestiti da arpal, a quelli comunali sino a comprendere quelli amatoriali o semi professionali della rete in tempo reale creata dagli appassionati e gestita da limet…

Da lì a pochi giorni, purtroppo, l’ennesimo dramma…

L’alluvione del 4 novembre…

Dove accadde qualcosa che nessuno sa…

La rete regionale andò in pappa…

La rete comunale, a causa delle numerose fulminazioni, non riuscì a monitorare l’intero evento…

La scalcinata rete limet, con una stazione amatoriale installata proprio a Quezzi riuscì a monitorare praticamente tutto l’evento…

Intervenne la magistratura…

Quella stazione venne sequestrata e portata all’università di idraulica di Genova Albaro…

Venne controllata la taratura…

I suoi dati, oltre 500 millimetri di pioggia registrati in quel tragico evento, validati e certificati…

Insomma, in barba a tutte le reti di monitoraggio ufficiali, la stazione dell’amico Andrea (l’ennesimo Andrea tra le mie più nobili amicizie) era l’unica che era riuscita a monitorare l’evento in tempo reale…

Voci di corridoio e fonti ufficiose interne alla sala di controllo mi confermarono che anche gli organi ufficiali, rimasti sostanzialmente al buio con le stazioni ufficiali, furono costretti a monitorare l’evento con quella che veniva considerata la rete di serie b…

Nei mesi successivi, anche grazie ad un comunicato violentissimo che scrissi di pancia, di cuore, di testa e di rabbia, ci fu un’accelerazione verso quel progetto di unificazione delle reti di monitoraggio…

Nel giugno del 2012, invitato da arpal al loro mega convegno che si tenne ai Magazzini del Cotone in Genova sedevo di fianco all’allora dirigente del centro funzionale ligure…

Convegno che partì con buoni propositi ma che finì malissimo…

Non compresero l’importanza di avere una comunicazione più efficace, meno cattedratica e più vicina alle esigenze e alla comprensione delle persone…

Non compresero l’importanza dell’avere dati in tempo reale, che la validazione dei dati era sufficiente farla in un secondo momento…

Non compresero la fondamentale importanza nell’avere una visione di insieme di tutti i dati disponibili nel nostro territorio per fare un monitoraggio attento e puntuale di ogni anfratto, di ogni singola valle, montagna, torrente e fiume…

Da lì in poi fu guerra totale…

Come se degli appassionati di meteorologia, che osservano, registrano dati in tempo reale, cercano di spiegarli alla gente e li mettono a loro disposizione fossero dei nemici da combattere…

Una guerra che si allarga persino in tribunale…

Teste di parte nel processo per l’alluvione del 2011, teste della procura per quella del 2014…

Eh già, l’alluvione del 2014…

Dove a rimetterci la pelle fu “solo” una persona ma solo perché il Bisagno, senza allerta e con un bollettino pomeridiano che indicava condizioni in miglioramento, esondò dopo le 23…

Perché se fosse esondato qualche ora prima, parole della polizia giudiziaria che mi convocò presso i loro uffici, sarebbe stata probabilmente una mattanza…

E il progetto di Citizen Science che fine ha fatto?

I milioni di euro messi a disposizione della comunità europea che fine hanno fatto?

Dopo oltre 12 anni esce un articolo nel sito della Fondazione Cima in cui ci spiegano che il 16 maggio del 2023 (con calma eh) è stato fatto un piccolo esperimento che prevedeva di utilizzare le stazioni “amatoriali” inserite nel progetto per monitorare le precipitazioni in corso…

Il risultato?

Queste le testuali parole del dott. Parodi (lo stesso che nel 2011 mi strinse la mano per propormi il progetto, lo stesso che in questi mesi telefona e scrive ai sindaci per boicottare l’ignotur):

“In questo modo, abbiamo potuto confrontare i dati provenienti da questa attività di citizen science con quelli della rete ufficiale: l’accordo tra i due è risultato decisamente buono. Insomma, anche la rete di citizen science può dirsi affidabile del monitoraggio di questi eventi.”

Interessante vero?

Ma il Parodi va oltre…

Prova ad utilizzare i dati non ufficiali all’interno di un modello previsionale per poterne valutare l’affidabilità…

Il risultato?

“Anche in questo caso, il risultato della corsa modellistica, che forniva le previsioni a 24 ore, era in linea con quanto si ottiene con i dati della rete ufficiale. Una riprova che i dati di citizen science sono di valore, sia nel monitoraggio sia nella modellazione atmosferica.”

Insomma, cari amici, dopo una dozzina di anni di inutili battaglie, l’anno scorso, finalmente, abbiamo avuto ampia dimostrazione che tutti insieme e con la partecipazione dei cittadini, si possono fare grandi cose…

Che i soldi che finiscono anche dentro quel Campus Universitario e quella Fondazione possono regalarci un futuro migliore…

Ed è un vero peccato che ad oggi, purtroppo, non vi è traccia di qualcosa di veramente concreto…

Anzi, da fuori, da ignorante quale io sono, vedo strade tracciate in direzioni opposte…

Vedo una rete regionale che non solo non cresce in termini di quantità ma che decresce in termini di qualità…

Ricordate la comica dei dati idrometrici sul Varenna di qualche settimana fa?

Vedo la rete comunale di Genova sostanzialmente non visibile agli utenti se non tramite un ridicolo e quasi inutile pdf…

Vedo la rete limet che continua a crescere ma da sola…

Vedo reti di osservazione e di monitoraggio di comuni costretti a farsi la loro perché non sufficientemente coperti da quella ufficiale regionale, non sempre accessibili agli utenti e quando lo sono, su ulteriori piattaforme diversificate…

Insomma, abbiamo a disposizione una miriade di dati, milioni di persone che ancora non sanno leggerli e soprattutto non sanno dove leggerli…

Un esempio su tutti?

Ricordate il temporale del 7 luglio scorso?

La rete del comune di Genova era off line…

Ma nessuno di voi lo sapeva perché fondamentalmente non sapete neppure che esiste e dove andare a leggere quei dati…

La rete di arpal non ha stazioni di rilevamento così fitte da poter registrare puntualmente quel temporale…

La rete limet, invece, fortunatamente, ha proprio un paio di stazioni meteo nel punto critico di massima precipitazione…

Scrivo una mail all’ufficio di monitoraggio del comune di Genova chiedendo i dati delle loro centraline…

L’obiettivo è proprio quello di mettere insieme tutti i dati per comprendere l’evento e se ci fosse stata la possibilità mediante una rete comune, di fare un monitoraggio puntuale e preciso di quell’evento…

Un evento che portò ad un innalzamento improvviso del Varenna e del Polcevera…

Ci siamo fermati a 150 millimetri…

E se fossero stati 300?

Con la rete regionale senza pluviometri in quella zona e quella comunale spenta?

Ci avrebbero pensato nuovamente quelle amatoriali come nel 2011 a registrare la piena del Varenna e del Polcevera come per il Fereggiano 13 anni fa?

Per completezza vi posto tre scrin sciot (come piace chiamarli a me)…

Il messaggio di monitoraggio di arpal, tragicomico visto che ha utilizzato due centraline marginali all’evento…

I dati pluviometrici della rete limet, verosimilmente i più attendibili e coerenti rispetto a quanto realmente accaduto…

I dati delle centraline del comune di Genova, che mi sono stati gentilmente inviati il 16 luglio e che mettono in luce la particolare ristrettezza territoriale di quel temporale (notare gli zero millimetri a Pegli) e la necessità di avere dati uniformi e accessibili a tutti facilmente in un’unica piattaforma…

Quando lo faranno ricordatevi di igno…

E di questo post…

Io vi aspetto il 24 sera a Bergeggi e il 20 settembre ai Giardini Luzzati…

Sono tornato ❤️

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